Film documentario Terra Bruciata – le interviste ai protagonisti

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Film documentario Terra Bruciata – le interviste ai protagonisti

Oggi sono stato sul set del film documentario “Terra Bruciata – il laboratorio italiano della ferocia nazista“, docufilm di Luca Gianfrancesco sulle violenze naziste nell’Alto Casertano nei 4 mesi antecedenti il bombardamento dell’abazia di Monte Cassino.

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[youtube https://www.youtube.com/watch?v=QOtCkfld2IU]

Ho avuto modo di apprezzare il lavoro, le riprese, la professionalità degli attori e di tutto lo staff. Abbiamo sentito gli ideatori del progetto, Luca Gianfrancesco, il regista, e il prof. Giuseppe Angelone, docente di storia del Cinema alla Seconda Università di Napoli e consulente scientifico della produzione.

Il regista ci ha spiegato la genesi del progetto e l’ambiziosa possibilità di piazzare il lavoro in grandi canali tematici nazionali e internazionali.

La sua intervista integrale:
[youtube https://www.youtube.com/watch?v=Fr0-NHLAWmA]

Al progetto di Terra bruciata hanno preso parte diversi attori noti al mondo del cinema e del teatro. Nel cast troviamo Antonio Pennarella (Song ‘e Napule, La guerra di Mario, Romanzo di una strage), Paola Lavini (Corpo Celeste, Sanguepazzo, Il regista di matrimoni), Antonello Cossia (ora a teatro diretto da Toni Servillo in Le voci di dentro), Gabriele Marcello (Don Matteo, Distretto di Polizia), Eliana Conte (attrice in vari cortometraggi, da anni nella produzione cinematografica).

“c’è un pezzo di storia della seconda guerra mondiale che viene spesso tralasciata. La provincia di Caserta, prima della presa di Cassino, ha subito 4 mesi di guerra totale. Questa è l’occasione per riportare alla luce queste storie” – ha affermato il prof. Angelone. La sua intervista completa:
[youtube https://www.youtube.com/watch?v=7lEWwq6ENZc&w=560&h=315]

Da parte nostra non abbiamo nessun dubbio che il docufilm possa portare alla luce  pagine oscure del periodo più oscuro che abbia avuto Terra di Lavoro.

Ne abbiamo già parlato QUI

Scheda:
Il film-documentario è prodotto da Mediacontents Srl, una società di produzione con base a Roma che si occupa di documentari, pubblicità e, più in generale, di audiovisivi. Un contributo determinante è arrivato dalla “Comunità Montana Monte Santa Croce” e dal suo presidente Alberico Di Salvo che ha assistito la produzione sin dagli esordi del progetto e dal Comune di Vairano Patenora. La Fondazione “Parco della Memoria Storica” e i Comuni di San Pietro Infine e Mignano Monte Lungo hanno fornito invece le location e la logistica. Altri comuni, che in inizialmente hanno mostrato interesse, al momento non hanno confermato la loro adesione.

Trama:
“Terra Bruciata” è un film-documentario che ricostruisce le violenze naziste nel territorio dell’Alto-Casertano nell’autunno 1943. La narrazione parte dalle stragi di Conca della Campania per poi allargare lo sguardo su tutto il fenomeno dello stragismo nazista in “Terra di Lavoro”. L’episodio di Conca della Campania infatti non è un caso isolato. Esso si colloca, cronologicamente, tra le ultime stragi ad aver luogo in quello che, in seguito all’Armistizio dell’otto settembre, è stato il primo territorio italiano a diventare “zona di operazioni” sottoposto alle leggi di guerra tedesche. Una lingua di terra di pochi chilometri dietro la linea del fronte che i vertici militari tedeschi, con una raffica di ordinanze, trasformano letteralmente in “Terra bruciata”. In poco più di tre mesi, la provincia di Caserta, in fatto di vittime civili provocate dalle rappresaglie naziste, pagò un prezzo altissimo, secondo solo a quello della provincia di Arezzo. Complessivamente i caduti in “Terra di Lavoro” furono circa 1000. La tesi centrale del film si articola intorno alla rappresentazione dell’Alto Casertano come una sorta di laboratorio nel quale ai tentativi della popolazione civile di opporsi ai rastrellamenti, agli sgomberi, alle violenze sulle donne e alle razzie di ogni genere i comandi tedeschi rispondono con decine di eccidi. Alla nascita di quello che lo storico Giuseppe Capobianco definì come “Laboratorio della Resistenza” l’occupante tedesco rispose con la messa a punto di tutte quelle pratiche repressive che furono poi applicate, in maniera seriale, nelle ben note vicende delle Fosse Ardeatine, Sant’Anna di Stazzema, Marzabotto e, più in generale, in tutti gli eccidi dell’Italia centro-settentrionale. Pagine del nostro passato che, insieme ad una storia della Resistenza nel Mezzogiorno, sono state sinora incomprensibilmente trascurate, cancellate dalla memoria collettiva e individuale.