O MIA POESIA, SALVAMI (di Alda Merini)

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O MIA POESIA, SALVAMI (di Alda Merini)

salvami

O mia poesia, salvami,
per venire a te
scampo alle invitte braccia del demonio:
nel sogno bugiardo
agguanta la mia gonna la sua fiamma
e io vorrei morire
per i mille patimenti che m’infligge.
Nulla vale la durata di una vita
ma se mi alzo e divoro
con un urlo il mio tempo di respiro,
lo faccio solo pensando alla tua sorte,
mia dolce chiara bella creatura,
mia vita e morte,
mia trionfale e aperta poesia
che mi scagli al profondo
perché ti dia le risonanze nuove.
E se tomo dal chiuso dell’inferno
tomo perché tu sei la primavera:
perché dunque rifiuti me germoglio,
casto germoglio della vita tua?

“O, mia poesia, salvami” è un componimento poetico tratto dall’opera “Vuoto d’amore”, una raccolta di componimenti inediti scritti da Alda Merini, e suddivisi in ordine cronologico.

La poetessa dei navigli protende la sua mano sofferente ma ferma verso la sua figlia poesia, in un grido di invocazione, di supplica, di dichiarazione d’amore incondizionato.

Per il poeta la poesia è tutto. Esiste non esclusivamente nelle parole, ma nella visione di ogni cosa che passa per gli occhi, si riflette sui propri neuroni, ed inizia a cadere sulle corde delle proprie sensazioni, componendo cosi melodie e suoni in un rimando di immagini combinatorie che ne richiamano altre, fino alla definizione dell’essenza di quella prima visione che così coincide con la propria.

Scrivere significa conoscere se stessi e riconoscersi in nome della libertà.

E finché ogni cosa non è al suo posto il poeta non trova pace. La poesia diventa punto focale del proprio respirare, un gioco di primi piani. Tormento ed ossessione.

La poesia può ucciderti, dilaniarti, bruciare i tuoi resti negli inferi per poi richiamarti alla vita in una resurrezione salvifica.

Un continuo “odi et amo”, col poeta che non ne è padrone ma servo, il mezzo attraverso cui si manifesta la potenza delle cose.

È tutto amore e odio. Tormento e sogno. Condanna e salvezza.

Ma è impossibile ribellarsi e rinnegare la propria natura. Ognuno non può sottrarsi al proprio fato.

Non c’è scelta: poeti si nasce e poeti si muore.