PRESSO IL MUSEO MMSU- Mali Salon Rijeka Croazia Korzo 24 IN MOSTRA LA COLLETTIVA COME LE LUCCIOLE

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PRESSO IL MUSEO MMSU- Mali Salon Rijeka Croazia Korzo 24 IN MOSTRA LA COLLETTIVA COME LE LUCCIOLE

Fino al 15 gennaio si potrà ammirare la mostra collettiva “Come le lucciole”, a cura di Raffaella Barbato presso il Museo d’Arte Moderna e Contemporanea – MMSU- , Mali Salon;  Rijeka (Croazia), Korzo 24. Questo progetto nasce come momento di confronto e riflessione critica su incalzanti emergenze contemporanee. Luogo di dibattito culturale, il progetto appovato dal Ministero della Cultura Croata e dal Museo D’Arte Moderna e Contemporanea – MMSU – di Rijeka candidata a città della Cultura Europea è nato dalla collaborazione tra Raffaella Barbato  curatore del progetto  e lo spazio indipendente di ricerca croato Siz Gallery. Il progetto è ispirato ad un saggio di G. Didi Huberman – storico dell’arte e filosofo francese, teorico della “Dialettica dello Sguardo” -, dal titolo Come le lucciole. Una politica delle sopravvivenze. L’autore partendo da una rilettura di Pier Paolo Pasolini – scrittore, regista, poeta italiano- , analizza attraverso la metafora delle lucciole il sempre più incalzante status di crisi culturale, l’odierno – fenomeno – di genocidio culturale. “Parlare di lucciole – alla luce di quanto analizzato dai due letterati – equivale a parlare di valori e memorie storiche (culturali) che si stanno perdendo a causa dei processi di global-esistenzailismo. Le lucciole sono insetti che a causa delle alterazioni del sistema  – ecologico – tendono a scomparire; allo stesso modo i grandi valori e la ricerca culturale, con l’avvento del neocapitalismo. Ecco che in questa ottica Dibi Huberman ci parla di uomini-lucciole, parole-lucciole, saperi-lucciole; di una luce fioca ma pur sempre resistente. Il progetto si configura come momento riflessione critica – attraverso l’interrogazione ed interazione di differenti linguaggi visivi – su incalzanti emergenze contemporanee quali i diritti umani,  immigrazione clandestina, femminicidio, questioni razziali, problematiche religiose, sociali, economiche ed il precariato esistenziale. Gli artisti protagonisti di questo dialogo polifonico, provenienti da differenti realtà geo-sociali  e geo politiche internazionali sono: Maria Jose Arjona (Colombia), Francesca Capasso (Italy), Jota Castro (Perù), Nemanja Cvijanović (Croatia), Oppy De Bernardo (Switzerland), Regina Josè Galindo (Guatemala), Fokus Grupa (Croatia), Devrim Kadirbeyoglu (Turkey), Domenico Antonio Mancini (Italy), MaraM (Italy), Salvatore Manzi (Italy), Rosy Rox (Italy), Maria Evelia Marmolejo (Colombia), Pier Paolo Patti (Italy), Ciro Vitale (Italy), Mary Zygouri (Greece). Caratteristica del progetto è costituita anche dalla dimensione itinerante della mostra: di volta in volta saranno scelte locations di particolare interesse socio–politico-culturale  in cui sviluppare le successive tappe espositive del progetto e workshop integrativi. Il progetto ha ricevuto il Matronato della  Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee – MADRE – di Napoli, si avvale del supporto organizzativo dal BAD Museum  (Bunker Art Division di Giuseppe Buonanno) e da Di.St.Urb (Distretto di Studi Urbani in tempo di Crisi); e del supporto tecnico di TEKLA srl.  Si ringrazia per la collaborazione:  La Prometeo Gallery di Ida Pisani, Milano; Galleria Lia Rumma, Napoli/Milano, Galleria E23 di Massimiliano Cafaggi, Napoli.