“MUSICA MARE CANTO POESIA” a Bari

il sito della cultura Nerd

“MUSICA MARE CANTO POESIA” a Bari

 Venerdì 16 maggio, nello spazio un tempo occupato dalle “gloriose” Officine Calabrese, nella Zona Industriale di Bari, è andato in scena lo spettacolo “Musica Mare Canto Poesia” opportuno epilogo del Workshop “IL PAESE SENZA PROGETTI-ORA BASTA”  organizzato dal “Consorzio Mediterrae”. Il Presidente del Consorzio, l’ Ing. Roberto De Pascalis, nel suo libro omonimo (“Il Paese senza progetti-ora basta”, appunto), attraverso la propria esperienza di vita, denuncia la crisi, all’apparenza irrisolvibile, in cui versa la nostra società a seguito di un’ assenza di progettualità istituzionale ed organizzativa più che trentennale. A tal proposito, non è casuale la scelta delle ex Officine Calabrese, simbolo di passati sogni di grandezza ormai svaniti. Queste considerazioni non sono, tuttavia, scevre di un’ idea, di una speranza di “renaissance”, di rinascita possibile col risveglio delle coscienze di tanti, se non di tutti. Lo spettacolo “Musica Mare Canto Poesia” si snoda attraverso la lettura di alcune poesie di K. Gibran, H. Pagani, Olav H. Hauge da parte di Valeria Pinto (già scenografa, pittrice ed attrice molto apprezzata in città) accompagnata da musiche eseguite da Mike Zonno (contrabbasso e voce), Enzo Bacco (sax), Leonardo Di Gioia (fisarmonica) e Pietro Di Bari (percussioni). Una pregevole occasione artistica in cui i ritmi ed i suoni del Mediterraneo “si sposano con la canzone d’autore italiana, napoletana  e siciliana”, spiega Mike Zonno. Il tutto a delineare un progetto umano, oltre che artistico, di integrazione tra le musiche e le cifre poetiche dei popoli affacciati sul “mare nostrum”, laddove la storia ci racconta di comuni destini di grandezze passate e sofferenze attuali ma con una luce di speranza, appunto. “Che il Mediterraneo sia” di Eugenio Bennato è stata composta proprio in questa prospettiva e viene riproposta assieme ad altre canzoni di De Andrè, Dalla, Modugno, Enzo Gragnaniello, Pino Daniele il cui brano “Chi tene o’ mare” apre lo spettacolo. Si canta di genti nate sul mare e che dal mare traggono la stessa sensibilità, la stessa indole, lo stesso modo d’essere e di stare al mondo, quindi lo stesso destino. Dunque tutto ruota attorno al rapporto col mare secondo trame diverse che riconducono ad un sentire unico nato nel crogiolo di culture affini  e delle tre grandi religioni sorelle monoteiste. Spunti di elevata fruizione artistica, di riflessione sul passato e sul presente, con uno sguardo verso l’orizzonte del domani.

I commenti sono chiusi.